Vomito autoindotto

Lo scopo principale del vomito è quello di liberarsi del cibo ingerito, limitando così l’assorbimento delle calorie. In realtà numerosi studi sottolineano che il vomito “elimina” circa la metà delle calorie ingerite, anche se questo fattore può variare a seconda della durata della malattia. Inoltre, la persona sapendo di poter “contare” sul vomito può perdere il controllo e aumentare la frequenza e la quantità di cibo. Oltre a controllare il peso, molte persone con disturbo dell’alimentazione ricorrono al vomito per scaricare la tensione e un forte senso di angoscia. Da questo punto di vista, il ricorrere al vomito può diventare una vera e propria ‘dipendenza’ psicologica e smettere non è facile. Dal punto di vista fisico, provoca una serie di cambiamenti nella motilità gastro-esofagea che rendono più difficile la digestione (e tendono quindi a mantenere il sintomo).
Gli effetti negativi più frequenti del vomito autoindotto sono:
- squilibri elettrolitici (es.ipopotassiemia)
- danni ai denti (erosione irreversibile dello smalto)
- ingrossamento delle ghiandole salivari
- danni alla gola (escoriazioni e infezioni)
- danni alle mani (“segno di Russell”)
- disturbi gastrici, difficoltà nella digestione
- danni all’esofago (in casi estremi rottura dell’esofago).